QUELLA POESIA DEGLI ANNI SESSANTA
17-10-2024 06:00 - News Generiche
Erano trascorsi circa una decina di giorni dalla festa di San Francesco, che, in classe affrontavamo un altro personaggio, di natura diversa rispetto a quello precedente, ma pur sempre di notevole importanza. Era Cristoforo Colombo.
La maestra Emilia Ricci, lo introduceva con ampie spiegazioni, accompagnate da letture, che il libro di testo riportava, arricchite da bellissimi disegni, che copiavo con scarsi risultati.
C'era, infine, la bellissima poesia “Le tre caravelle” di Giuseppe Fanciulli, che ancora ricordo con grande nostalgia.
Questo era il testo che riporto ben volentieri: “Tre caravelle. Sul mare azzurro tre caravelle filano lente sotto le stelle.Vengon da un porto molto lontano: le guida intrepido un italiano.
Cercano terra di là dal mare da tanto tempo e nulla appare.
Nulla si vede la ciurma è stanca. Nulla si vede la lena manca.
Sopra la tolda sol l'italiano, solo Colombo guarda lontano.
“Terra!” si grida. Eccola, appare sul far del giorno bruna sul mare.
Quel dì la terra nuova toccò Colombo, e a Dio la consacrò”.
La storia ci dice che Cristoforo Colombo sia nato a Genova, poi, per anni diversi Paesi hanno discusso sull'origine dell'esploratore e, molti, lo hanno rivendicato come uno di loro. Si stima che ci siano state 25 teorie contrastanti sul suo luogo di nascita, tra cui Polonia, Grecia, Portogallo, Francia e Ungheria, anche se esiste un testamento in cui lo stesso Colombo dichiara di essere nato a Genova.
Il navigatore partì poco più di due mesi prima da Palos con tre caravelle (foto), la Nina, la Pinta e la Santa Maria e non toccò precisamente la parte continentale ma un'isola dell'attuale America Centrale, che battezzò San Salvador.
Una data divenuta leggenda, che cambiò la storia del mondo. Dopo aver navigato per circa 33 giorni, e dopo aver sostato un mese all'isola di La Gomera, per riparazioni alle imbarcazioni, convinto di fare rotta verso le Indie, il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo approdò in un nuovo continente che più tardi prese il nome di America, in onore di Amerigo Vespucci.
E così, con i nostri occhi di bambini vedevamo un navigatore intrepido, coraggioso deciso a sfidare con il suo equipaggio mari in tempesta, onde fragorose e prepotenti, cieli minacciosi che si confondevano con le acque degli Oceani.
Stupende quelle caravelle, vele spiegate al vento, a mantenere la rotta e guidate da mani esperte.
Stupendi i nostri sogni che viaggiavano verso terre lontane.
Intanto, autunnali e silenziose, arrivavano le feste di tutti i Santi.
Marco Lepri
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