08 Settembre 2024
news
percorso: Home > news > News Generiche

LE NOTTI CON DALLA ALLO SPORTING CLUB. E IL CDA "CALDO" SU ANTOGNONI ALLA JUVE

18-07-2024 14:00 - News Generiche
Il viaggio nel tempo (a puntate) del re della notte prosegue oltre l'Appennino fino alle nuove avventure in città.
L'esperienza nella Firenze anni '70, fra Tigli e Regine, fu segnata anche da un intenso scambio di riflessioni con mia moglie.
Dopo le serate, facevamo l'alba a confrontarci. Ero orgoglioso di essermi assicurato l'esclusiva per la Toscana, per più serate, dell'Equipe 84, avevano vinto il Cantagiro, erano legati a Mogol, Battisti e Paolo Conte, avevano presentato a Sanremo con Lucio Dalla, presentavano 4 marzo 1943.
Fu allora che un emissario venne a propormi di rilevare la Capannina dai Franceschi. Ma a me piaceva la Bussola…
Decisi così di varcare l'Appennino. Non conoscevo Bologna, se non per i racconti di un artista al quale sono legato dai tempi della Sirenetta: Gianni Morandi. Ogni volta che lo vedevo, mi parlava di tortellini e belle donne.
Così andai a vedermi un locale: lo Sporting Club. In uno scantinato di via Bassi, sotto il palazzo della Toro, vi si poteva accedere con le scale mobili! Lo rifeci e ancora una volta partii da orchestre e musica live.
Quante serate. Il mercoledì, Borghesi con la fisarmonica faceva ballare i tavolini. Ogni notte fino alle 1.30.
Facevo il pendolare, tutti i giorni, partendo in auto da Firenze verso le 19. Il pubblico era predisposto al ballo.
Vivaci come i romagnoli, godereccio come gli emiliani. Donne bellissime. Artisti come Farina, Gualdi, Zavallone, Passarini fino a Mingardi. Orchestre Venturi e Casadei. Due American bar, una sala riservata. Venne la Rai a riprendere Rocky baby.
Ospitai il defilé di Annabella presentato da Mike Bongiorno. Gli Ashanti. Wes. Il giovane Venditti.
Unica nota critica, mi stavo appesantendo tra tortellini e lasagne, mortadella e lambrusco.
Bologna era al centro di tensioni sociali. Ho subito qualche velata minaccia, ma non ne ho mai fatto un caso.
Le forze dell'ordine venivano a ricercare le teste calde. Non era tra il mio pubblico che le avrebbero trovate.
E poi io mi sono sempre fatto i fatti miei. In quella palazzina abitava Lucio Dalla. Lui si considerava un grande musicista, aveva ragione. Parlavamo di jazz, clarinetto. Provai a stuzzicarlo, ricordandogli della sua band, i Flippers, di quando era arrivato terzo a Sanremo con Gesù bambino. Niente da fare. A un certo momento mi feci prendere dall'entusiasmo.
Volevo sfidare la riviera romagnola. Ferma come un gendarme trovai la signora Carla. Una notte, rientrato a casa, mi aspettò al varco: "Non ti sembra di esagerare?". In un colpo solo cedetti lo Sporting club, tornai a Firenze e investii nel calcio.
Paolo Melani, proprietario del settimanale Brivido Sportivo, mi ventilò la possibilità, nel 1977, di diventare azionista della Fiorentina.
Nell'assemblea dei soci feci un intervento, ringraziai per avermi accolto nel club, precisai che un mio coinvolgimento in consiglio lo avrei accettato volentieri, a una condizione: l'unanimità. Si votava per alzata di mani. Tutti la alzarono.
Mi ritrovai responsabile del settore giovanile. Brillavano Roggi e Antognoni.
Aiutato dal presidente Rodolfo Melloni, mi tolsi delle soddisfazioni, inclusi due tornei di Viareggio.
Mi commuovo quando ripenso alla vicenda di Giovanni Galli, a suo padre che venne a trovarmi al campo d'allenamento.
Era malato e mi disse, da pisano a pisano, che non avrei dovuto mai abbandonare suo figlio.
Quando morì il fratello di Desolati, che stava raggiungendo Querceta, volli che la squadra fosse presente alle esequie per condividere il dolore. Per me, giovane padre, era fondamentale che i ragazzi crescessero in un mondo di valori: studio oltre al gioco, stile e comportamento rispettoso in campo e fuori. Essere degni della maglia viola.
Mi chiamavano "presidente", ma non lo ero. Ricordo un “cda” caldo, che ospitai in Capannina (acquistata nel frattempo, ne parlerò la prossima settimana). Sul tavolo c'era una proposta difficile da gestire.
La Juventus dell'Avvocato voleva Giancarlo Antognoni. Boniperti aveva messo sul tavolo un paio di giocatori e 2,5 miliardi di lire.
Da tempo "sondava" ed essendo un habitué della Capannina, in molti aspettavano che io parlassi.
Dissi solo che oltre a guardare i numeri, parlavamo al cuore della città. Il mio voto sarebbe stato contrario, a costo di finire in minoranza. Bisognava sentire il capitano. Melloni mi ringraziò. Ne aveva parlato con Giancarlo, serviva però quel passaggio nel Cda.

Fonte: Gherardo Guidi patron storico della Capannina di Forte dei Marmi per La Nazione

Realizzazione siti web www.sitoper.it