LA CAPANNINA RIPARTI' DAL COMPLEANNO. UN TRIBUTO ALLA STORIA E ALLE MADRINE
30-07-2024 06:35 - News Generiche
Il viaggio nel tempo (a puntate) del re della notte prosegue con le celebrazioni dei 50 anni dell'iconico locale.
Era giusto così, anche se in molti non lo avrebbero capito. E oggi che ho superato di gran lunga l'era Franceschi come anni di proprietà del locale, confermo quella decisione, perché la storia non si cancella.
L'avevo fatto pensando all'inaugurazione del 1929 quando, sulla spiaggia deserta, avevano parcheggiato la Bugatti di Del Drago, la Hispano Suiza del conte Marone, la Isotta Fraschini di Rospigliosi, la Mercedes di Giangio Rucellai, l'Alfetta di Visconti di Modrone e l'Alfa di Ravio; quando la marchesa di Montemayor aveva dato vita al primo tavolo del bridge con Sandra Della Gherardesca, il principe Corsini e Silvio Piccolomini.
L'avevo fatto pensando alla riapertura della Capannina dopo l'incendio del 1939.
E quante feste, basti pensare che qui venne “La Nazione” a festeggiare il suo 130° anno: portai Grace Jones che veniva dal successo di James Bond e cantava Slave to the Rhythm, per non parlare della Vie en Rose reinterpretata.
Fu l'esame più difficile. Perché, quando entravano nel locale, nobili o signore delle grandi dinastie, quel gesto lo aspettavano. Faceva la differenza.
La Versilia aveva smarrito la propria sirena da quando Mina aveva diradato le proprie apparizioni.
Iniziava a cambiare il concetto di vacanza, non più villeggiatura. I ricchi, vecchi o nuovi, se ne andavano in Sardegna, nei lidi dell'Aga Khan.
Per me però iniziava un nuovo importante capitolo di storia notturna.
Completato il nostro “apprendistato”, con Carla decidemmo di dare un segnale forte: festeggiare il compleanno della Capannina che, nell'agosto 1979, spegneva le sue prime 50 candeline.
Come ospite d'onore volemmo Nella Franceschi. Ci sembrava giusto, oltre che doveroso, rendere tributo alla donna che aveva sempre sostenuto Achille, la mamma di Nevio e Guido. Quella sera decidemmo, senza dirlo, che avremmo lasciato l'insegna storica: “La Capannina di Franceschi”. Era giusto così, anche se in molti non lo avrebbero capito. E oggi che ho superato di gran lunga l'era Franceschi come anni di proprietà del locale, confermo quella decisione, perché la storia non si cancella.
Chiamai Augusto Martelli, tra i musicisti più apprezzati e gli chiesi di incidere un Lp celebrativo.
Affidai la conduzione della festa a Maria Giovanna Elmi, la signorina buonasera della Rai. Scritturai l'intero cast del Bagaglino, guidato da Oreste Lionello.
E volli premiare il presidente della Corte Costituzionale, Leonetto Amadei, il presidente della Federazione della stampa, Giovanni Giovannini, i giornalisti Aldo Valleroni e Piero Paoli. Avevo suonato la sveglia.L'avevo fatto pensando all'inaugurazione del 1929 quando, sulla spiaggia deserta, avevano parcheggiato la Bugatti di Del Drago, la Hispano Suiza del conte Marone, la Isotta Fraschini di Rospigliosi, la Mercedes di Giangio Rucellai, l'Alfetta di Visconti di Modrone e l'Alfa di Ravio; quando la marchesa di Montemayor aveva dato vita al primo tavolo del bridge con Sandra Della Gherardesca, il principe Corsini e Silvio Piccolomini.
L'avevo fatto pensando alla riapertura della Capannina dopo l'incendio del 1939.
A quella dopo la guerra, durante la quale – nonostante la vicinanza della Linea Gotica – nessuno aveva sparato un colpo contro questa sala.
Ne aveva parlato persino la rivista Life ed erano arrivati Maurice Chevalier, Edith Piaf, Bruno Quirinetta.
Di storie da raccontare su questo locale sono piene le pagine del libro che ho voluto per il 90° compleanno. E quante feste, basti pensare che qui venne “La Nazione” a festeggiare il suo 130° anno: portai Grace Jones che veniva dal successo di James Bond e cantava Slave to the Rhythm, per non parlare della Vie en Rose reinterpretata.
Da allora ogni estate, dopo Ferragosto, si festeggia il compleanno, momento clou dell'estate.
Affidato negli anni a presentatori d'eccezione, uno su tutti Maurizio Costanzo, e madrine da Alba Parietti a Valeria Marini e Claudia Gerini. Con un mattatore come Jerry Calà.
Eppure, nonostante questi grandi nomi, ogni volta provo un'emozione intensa, come la prima volta. Come quando, pensando di saperne ormai qualcosa di locali, dovetti imparare l'arte del baciamano. Fu l'esame più difficile. Perché, quando entravano nel locale, nobili o signore delle grandi dinastie, quel gesto lo aspettavano. Faceva la differenza.
Me lo spiegarono gli amici delle famiglie più blasonate, a iniziare dal conte Zucchini che conosceva davvero tutti e di ciascuno era confidente.
In questo la più severa fu la marchesa Medici che solo dopo vari tentativi mi disse: "Bravo, così sei perfetto".
Fonte: Gherardo Guidi, storico patron della Capannina, per La Nazione
Nella foto: Guidi, a sinistra, premia Nella Franceschi (al centro) per i 50 anni della Capannina nel 1979.
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