21 Settembre 2024
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GLI ANNI DA GRANDE UFFICIALE. LE SERATE DI RAY CHARLES E GRACE JONES

15-08-2024 07:00 - News Generiche
Il viaggio nel tempo (a puntate) del re della notte prosegue con i grandi divi e il riconoscimento dello Stato.
Diventare Grande Ufficiale della Repubblica, per una persona partita da Castelfranco di Sotto fu un onore. Inatteso, se si pensa al fatto che l'onorificenza conferitami dal Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, su proposta del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, arrivò in un 1993 che corrispondeva a un periodo complesso come Tangentopoli. In precedenza la nomina a Cavaliere, su proposta del premier Carlo Azeglio Ciampi, mi sembrava già molto, eppure…
Lo scrivo perché in quest'estate di meraviglie, rileggendo i vecchi appunti, realizzo di aver vissuto un'esistenza che ha a tratti dell'incredibile, pur nella sua semplicità. Lo testimonia questo riconoscimento del Quirinale, riservato a un musicista come il sottoscritto che ha fatto di questa sana passione un lavoro anche se, a ben pensarci, ancora non ho capito seriamente di cosa si tratti. No, dico, Grande Ufficiale per meriti della Repubblica ascritti alla vita notturna.
Senza esser andato a cercare chissà quale via che non fosse quella del lavoro serio e coscienzioso in un mondo, la notte, non scevro di rischi e pericoli. Come ho fatto?
In tutta onestà ho pensato a far bene il mio lavoro, a far divertire le persone, a offrire un servizio di eccellenza e buona musica, da Castelfranco di Sotto a Forte dei Marmi, passando per Firenze e Bologna ma anche Marina di Pietrasanta. Il titolo onorifico mi osserva, nello studio privato che ho in casa. Io lo osservo e sorrido. Perché credo che anche questo faccia parte di un percorso unico, costellato da mode che sono passate, miti diventati universali, giganti dello spettacolo che mi hanno onorato della loro presenza e, in alcuni casi, amicizia.
Penso a notti irripetibili in questo agosto che porterà la Capannina a festeggiare le sue prime 95 candeline.
Il locale più longevo del mondo, più forte di qualsiasi tendenza e non solo in Versilia.
A iniziare dalla notte con Ray Charles in Capannina, seconda metà degli anni 80. Ho sempre cercato di proporre al pubblico la grande musica, non sempre è stato possibile. In primis per la disponibilità dei “grandi” con i loro calendari di concerti in tutto il mondo, secondo perché le cifre richieste non sono compatibili con una sana gestione di un locale. Ma con Ray Charles, ce la feci.
Venne, accompagnato da Gianni Minà che voleva a tutti i modi intervistarlo per la Rai. Gli cedetti la poltrona del mio ufficio al piano nobile della Capannina, in quella che era stata la camera da letto di Nevio Franceschi e che conserva, intatta, la boiserie che circondava il talamo dove, si dice, pure l'Avvocato riposasse quando fuori albeggiava e il cancello della villa padronale era stato chiuso.
L'incontro segnò la mia sensibilità. Ray Charles mi disse che in realtà lui, da bambino, ci vedeva.
Mi disse di quando, in una stagione di grandi piogge, aveva visto il fratellino affogare in una buca colma di acqua piovana.
Era stato allora che aveva perso la vista.
Quando salì sul palco della Capannina, mentre il pubblico applaudiva ritmicamente Georgia on my mind, non potevo fare a meno che riflettere sulla profondità delle sue parole. Un'emozione che ritrovai quando portai a Forte dei Marmi una pantera di nome Grace Jones (foto).
Ero a Parigi, la mia attenzione era stata richiamata dai grandi cartelloni pubblicitari che esaltavano la bellezza di quest'artista poliedrica, all'apice del successo con Slave to the rythm e la cover di La vie en rose ripresa da Edith Piaf (che in Capannina si era esibita).
Nomi altisonanti, impossibili oggi per qualsiasi locale. Perché è cambiato il concetto di spettacolo, servono stadi immensi per le spese organizzative, luoghi come quelli che Mimmo D'Alessandro ha reso magici a Lucca. Impossibile potersi permettere quel livello di artisti.
Certo non smetto mai di corteggiare qualche sogno, come ho fatto per due anni con Ella Fitzgerald e più di recente con Celine Dion.
La Fitzgerald avrebbe subito due interventi nei primi anni Novanta.
La Dion aveva detto, pubblicamente, che avrebbe chiuso la carriera prima di riapparire sulla Tour Eiffel, a sorpresa, per cantare i versi di Edith Piaf all'apertura dei Giochi Olimpici. La stampa ha parlato di un compenso di due milioni di euro per un brano, non so se riesco a spiegarmi…
Qualche follia l'ho fatta pure io. Un giorno scritturai Kid Creole con le splendide Coconuts, decidendo per un'esibizione nell'arco di 24 ore.
Per dire. Ma poi penso ai miei dipendenti, anzi ai collaboratori, ai costi di gestione, a un locale che è un'impresa.
Per restare attivo può concedere e concedersi serate da incorniciare, anche private.
È successo con Elodie nel giugno scorso, protagonista di una serata a numero chiuso, o alla festa di Giorgio Armani che poche settimane fa ha voluto la Capannina per soli invitati.
Nella sua autobiografia, il “re” – perché Armani è un re – ha voluto citare tra i pochi luoghi del cuore proprio la Capannina, dove aveva incontrato l'amore forse più importante della vita. Ecco, avere la responsabilità della Capannina è un po' questo. Coltivare un mito. Da Grande Ufficiale.


Fonte: Gherardo Guidi, storico patron della Capannina, per La Nazione.

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