22 Ottobre 2024
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GIOCANDO CON I PERSONAGGI DEL PRESEPE

28-12-2023 07:50 - News Generiche
Marcella quell'anno aveva trovato qualcosa di speciale: sopra un piccolo tavolo, sistemato nell'ingresso, c'erano alcuni personaggi, pecorine e un tronco di legno, che faceva da capanna con dentro altre statuine, che zia Anna aveva comprato un po' alla volta.
Incantata e incuriosita si era avvicinata, in punta di piedi, perché a malapena arrivava al bordo.
Erano poche le statuine, ma molto belle. Disposte qua e là, fra ciuffi di borraccina, imbiancati di farina, avevano lo sguardo rivolto verso l'alto oppure in avanti, ma tutte con la stessa dolce espressione di stupore e gioia.
Marcella aveva voglia di prenderle, di giocarci, e chissà, di cullarle anche un po'.
E così fece. Quando fu sicura che nessuno passasse di lì, ne prese prima una e poi un'altra, facendole scivolare nelle ampie tasche del grembiule. Silenziosa si allontanò, poi, con il prezioso bottino e, sui gradini della scala, cominciò il suo gioco.
Un po' avanti, un po' indietro, come pedine, le sollevava ora da una parte ora all'altra.
Fino a che zia Anna non si accorse dei vuoti nel presepe e capì chi l'aveva svuotato.
Con pazienza convinse Marcella a riportare le statuine al loro posto, ma fu per poco, perché Marcella ogni volta che era nei paraggi, ne prendeva una e forse più e, poi, via al suo gioco.
C'era il rischio che si ammaccassero o, nella peggiore dell'ipotesi, che si rompessero, troppo fragili per stare nelle mani di una bambina.
Nonna Maria, allora, decise di traslocare il presepe in un luogo più sicuro e portò il tavolo nella sua camera, proprio sotto la finestra, illuminato di giorno dal sole e di notte dalla luna piena e dalle stelle.
La luce naturale lo rese ancora più suggestivo e, per l'occasione, gli scurini non furono chiusi del tutto, lasciando trapelare un lieve bagliore.
Marcella, con buona pace di tutti, tornò ai suoi giochi, che nonno Natale intercalava con storie di fate e di folletti.
Intanto nel grande camino, rivestito di mattonelle rosse, bruciava allegramente la legna e lingue di fuoco proiettavano ombre e scaldavano le mani e arrossavano i volti.
Vicini c'erano gli scaldini dove si metteva la brace per intiepidire le lenzuola.
Appeso alla parete un grosso ramo di pino odorava la cucina di resina e di muschio. Beati quei momenti di brusii leggeri, di sussurri, di quella serenità che si posava come le nevicate, su quelle notti speciali.
Tutto diventava novità. Insegnamento e bagaglio di vita.

Patrizia Bianconi

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