22 Ottobre 2024
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LA VERDEA, SAPORI D'ALTRI TEMPI

03-01-2024 07:15 - News Generiche
Otello Cavallini arrivava puntuale, ogni anno pochi giorni prima di Natale, con un fiasco di Verdea.
Suonava il campanello e saliva le scale. Appariva sulla porta, distinto ed elegante nel suo cappotto cammello, si toglieva il cappello, mentre porgeva con affetto il fiasco.
I miei genitori apprezzavano molto quel dono e si intrattenevano volentieri con Otello, che oltre a essere un amico, era un po' imparentato con il mio babbo.
Fino a che ci fu nonna Rina, parlavano delle rispettive famiglie, ricordando momenti belli e altri meno, la guerra non aveva fatto sconti a nessuno.
Babbo sistemava il famoso fiasco in salotto, insieme al panettone, ai cavallucci e al panforte questi ultimi particolarmente preferiti da nonna Rina.
La Verdea, o vin dolce, si serviva nei piccoli bicchieri dei famosi serviti di una volta.
Allietava il palato e si accompagnava delicatamente con il panettone, ammorbidendone la consistenza e il gusto.
Era, insomma, il vino delle feste, segno di augurio e di prosperità. Si otteneva con un procedimento particolare che lo contraddistingueva e ne esaltava il profumo.
Gli spumanti Asti Cinzano, Gancia e Martini, mi piacevano assai di più e con tutto rispetto li preferivo al Verdea, che l'ho assaggiato solo una volta, dietro insistenze di babbo.
L'uva, colta, veniva torchiata e il mosto ottenuto veniva filtrato.
Dopo la filtrazione veniva versato nelle damigiane e lasciato maturare in ambienti molto freschi, travasandolo ogni 20 giorni per evitare l'innesco della reazione di fermentazione.
La Verdea era un vino di bassa gradazione, 7 o 8 gradi, leggermente frizzante, di colore giallo tendente al verdino, odore fruttato, dal sapore leggermente abboccato.
I fiaschi erano dei recipienti di vetro rivestiti fino a metà con la paglia, della capacità di un litro.

Marco Lepri

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