IL VILLINO LIANA DEL LIDO
09-07-2022 06:10 - News Generiche
Era il luogo dove trascorrevamo le estati felici della nostra infanzia.
Si chiamava Villino Liana, in via Roma a Lido di Camaiore, una traversa dell’allora centrale via Del Fortino.
Era una viareggina, tipica del luogo, piuttosto spaziosa, con un piccolo giardino, dove un leccio e un oleandro crescevano rigogliosi e sotto la loro ombra c’era un grazioso dondolo, conteso e molto richiesto.
Ricordo, infatti, la confusione per prendere posto seduti, era nostro, quando i più piccoli dormivano per il riposo pomeridiano.
E l’allegria, i pianti dei cugini e fratelli, le risate contagiose di zia Anna, ci trascinavano in un vortice di spensieratezza senza fine.
Il bagno e la vasca, che con l’acqua si riempiva di bolle, sulle mensole in alto c’erano pettini, spazzole e saponi, una finestra a forma di oblò si affacciava sul dietro della casa. E la cucina e il salotto pieni zeppi di provviste di cibo, soprattutto verdura, pomodori in abbondanza e cassette di frutta, comprate al mercato ortofrutticolo di Lido di Camaiore.
Rimarranno sui nostri palati quelle fantastiche uova al pomodoro, che mangiavamo con avidità dopo i lunghi bagni, precedute da merende ricche e gustose.
Si mangiava il ciaccino, che zio Bruno farciva con profumatissime fette di mortadella, rigorosamente tagliate con il coltello, fetta dopo fetta da una mortadella intera, portata da casa.
Rivedo piatti di arselle colmi, che babbo aveva pescato con la rete del bagnino, fette di pane pronte per essere intinte e l’inconfondibile risucchio nel prendere il piccolo mollusco.
E, poi, la spiaggia, il mare, immense distese di libertà. Costruzioni con la sabbia, palette, formine, le piste e le palline di plastica con le immagini dei corridori più famosi. Naturalmente vinceva chi arrivava primo, senza uscire dai bordi.
I bagni, le ciambelle, le cuffie delle signore, cofane di fiori coloratissimi, che ondeggiavano con il movimento della testa.
Quella strada che costeggiava il Fosso all’Abate (foto d'epoca), poco dopo il Piper, la passeggiata di Città Giardino, noi che ci rincorrevamo, sudati, sabbiosi e, come sempre, affamati.
Aspettavamo il dopo cena, quando ci mettevamo in cerchio per ascoltare la storia di Matta Bruna e Regina Stella, che babbo con infinita pazienza ci raccontava. Gli zii, intanto disputavano lunghe partite di briscola e sette e mezzo, mentre mamma e le zie si concedevano meritati momenti di tregua e di fresco.
Patrizia Bianconi
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