30 Dicembre 2024
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TRENTA GIORNI DI PROGNOSI AL PROF. AGGREDITO DAL PADRE DI UNO STUDENTE CHE AVEVA RIMPROVERATO

15-02-2018 06:46 - News Generiche
Pestato a sangue: pugni in faccia e, una volta a terra, calci allo stomaco, questo è quanto è accaduto all´ insegnante e vicepreside della scuola media "Leonardo Murialdo", Pasquale Diana. Guarirà in trenta giorni.
La sua colpa? Aver rimproverato il figlio del suo aggressore perché all´uscita di scuola il ragazzino non avrebbe rispettato la fila e avrebbe infastidito un po´ troppo i compagni di classe, spintonandoli.
Senza verificare la versione del figlio, il giorno successivo, sabato 10 febbraio, l´uomo si è precipitato a scuola e si è scagliato contro il prof.
Il vicepreside non ha reagito nel timore di spaventare ancora di più i ragazzi che erano in classe, ma soprattutto per non tradire il senso delle sue lezioni.
Lo stesso Diana ha, infatti, affermato che ha cercato di insegnare loro il valore del rispetto delle regole e del rifiuto del linguaggio violento e il suo atteggiamento ha confermato le sue convinzioni.
Un altro episodio di violenza, che segue la coltellata sul volto da parte di uno studente alla sua insegnante, preceduto da ragazzi che picchiano il preside e madri che aggrediscono i professori, in difesa dei figli. Una difesa assurda e diseducativa, perché non fa altro che avallare la fragilità e la insicurezza che caratterizzano i giovani di oggi.
Nessuna critica per carità, ma viene spontaneo chiederci: che fine ha fatto il rispetto per i superiori che sempre più spesso si sentono esposti e indifesi, in una vera e propria trincea? La trincea di una battaglia assurda e arrogante, dove le armi sono state sostituite da insulti, ingiurie e nel peggiore dei casi, da botte.
La scuola, un tempo palcoscenico di cultura, di regole, utili ad una convivenza civile e democratica, sembra diventata teatro della frustrazione, dell´arroganza e dell´intolleranza degli adulti, soprattutto i genitori.
Proprio come nei campetti di calcio, in cui lo sport scompare e sempre più spesso sono i grandi a "educare" alla violenza i più piccoli.

P.B.

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