SUICIDA TIFOSO. PERSE UN OCCHIO NEL DERBY 2009.
26-05-2012 19:52 - News Generiche
Niente risarcimento e lui s´impicca. Lutto a Milano.
Virgilio "Virgi" Motta tifoso interista si è impiccato nella sua casa a Milano aveva perso un occhio in scontri ma non era stato risarcito.
Durante il derby Inter-Milan (2-1) del febbraio 2009 venne colpito da un pugno sferratogli da un tifoso rossonero, colpo che gli fece perdere un occhio.
Virgilio Motta (a destra nella foto col presidente Massimo Moratti), tifoso interista, si è impiccato nella sua casa lunedì scorso.
Lo ha riferito il suo legale, l´avvocato Consuelo Bosisio.
«Le sue condizioni psicologiche sono peggiorate perchè gli imputati condannati per quegli scontri non gli hanno versato i 140 mila euro che gli dovevano come risarcimento e con i quali lui voleva andare all´estero per provare a curarsi».
La notizia della morte del tifoso interista stava già circolando da giorni negli ambienti delle tifoserie. Ma è stata confermata dall´avvocato Consuelo Bosisio, soltanto stamattina.
Il legale ha assistito l´uomo nel processo di primo grado.
QUEL DERBY MALEDETTO - Il 17 luglio del 2009, a seguito dei tafferugli avvenuti nel corso del derby del 15 febbraio di tre anni fa, il giudice delle direttissime di Milano, Alberto Nosenzo, aveva condannato a pene comprese tra sei mesi di reclusione e quattro anni e mezzo di carcere sei ultrà milanisti accusati, a vario titolo, di rissa aggravata e lesioni.
Alla pena più alta era stato condannato Luca Lucci, uno dei capi della curva sud che, secondo l´accusa, aveva sferrato il pugno contro Virgilio Motta che aveva poi perso la funzionalità dell´occhio sinistro, mai recuperata nonostante molti interventi chirurgici. Quella sera, stando a quanto ricostruito dalle indagini del pm Giovanni Polizzi, alcuni supporter rossoneri erano scesi dal secondo anello al primo per vendicare quello che gli appariva come uno "sgarro": un loro striscione tirato giù e strappato da alcuni tifosi nerazzurri. A Motta - che, come ha chiarito l´avvocato Bosisio, era allo stadio con altri amici della "Banda Bagaj" (bambinì in dialetto milanese), nata per portare i piccoli a vedere le partite» - era stata riconosciuta una provvisionale di 140 mila euro a carico dei condannati da versare in solido.
E la sentenza era stata, in sostanza, confermata anche in appello, salvo lievi diminuzioni per alcuni imputati.
Il legale, che rappresentava Motta come parte civile nel processo, ha raccontato che «i condannati non hanno mai versato i 140 mila euro che gli dovevano perchè pare che risultino nullatenenti e quindi l´anno scorso Motta ha dovuto accettare di firmare un accordo per avere piccoli versamenti a rate nell´arco di oltre 5 anni».
Il desiderio del tifoso nerazzuro, padre di una bambina, però, ha proseguito l´avvocato, «era quello di avere quei 140 mila euro per provare ad andare all´estero, la considerva l´ultima "carta" possibile da ´giocarè per cercare di riavere in parte l´occhio perduto». Lasciando l´aula del processo di primo grado, dopo le condanne, l´uomo, con una benda all´occhio, aveva detto ai cronisti: «Quel pugno mi ha cambiato la vita e moralmente non sto bene».
I funerali si sono svolti oggi pomeriggio (sabato) alle 15 nella chiesa di San Donato Milanese.
Virgilio "Virgi" Motta tifoso interista si è impiccato nella sua casa a Milano aveva perso un occhio in scontri ma non era stato risarcito.
Durante il derby Inter-Milan (2-1) del febbraio 2009 venne colpito da un pugno sferratogli da un tifoso rossonero, colpo che gli fece perdere un occhio.
Virgilio Motta (a destra nella foto col presidente Massimo Moratti), tifoso interista, si è impiccato nella sua casa lunedì scorso.
Lo ha riferito il suo legale, l´avvocato Consuelo Bosisio.
«Le sue condizioni psicologiche sono peggiorate perchè gli imputati condannati per quegli scontri non gli hanno versato i 140 mila euro che gli dovevano come risarcimento e con i quali lui voleva andare all´estero per provare a curarsi».
La notizia della morte del tifoso interista stava già circolando da giorni negli ambienti delle tifoserie. Ma è stata confermata dall´avvocato Consuelo Bosisio, soltanto stamattina.
Il legale ha assistito l´uomo nel processo di primo grado.
QUEL DERBY MALEDETTO - Il 17 luglio del 2009, a seguito dei tafferugli avvenuti nel corso del derby del 15 febbraio di tre anni fa, il giudice delle direttissime di Milano, Alberto Nosenzo, aveva condannato a pene comprese tra sei mesi di reclusione e quattro anni e mezzo di carcere sei ultrà milanisti accusati, a vario titolo, di rissa aggravata e lesioni.
Alla pena più alta era stato condannato Luca Lucci, uno dei capi della curva sud che, secondo l´accusa, aveva sferrato il pugno contro Virgilio Motta che aveva poi perso la funzionalità dell´occhio sinistro, mai recuperata nonostante molti interventi chirurgici. Quella sera, stando a quanto ricostruito dalle indagini del pm Giovanni Polizzi, alcuni supporter rossoneri erano scesi dal secondo anello al primo per vendicare quello che gli appariva come uno "sgarro": un loro striscione tirato giù e strappato da alcuni tifosi nerazzurri. A Motta - che, come ha chiarito l´avvocato Bosisio, era allo stadio con altri amici della "Banda Bagaj" (bambinì in dialetto milanese), nata per portare i piccoli a vedere le partite» - era stata riconosciuta una provvisionale di 140 mila euro a carico dei condannati da versare in solido.
E la sentenza era stata, in sostanza, confermata anche in appello, salvo lievi diminuzioni per alcuni imputati.
Il legale, che rappresentava Motta come parte civile nel processo, ha raccontato che «i condannati non hanno mai versato i 140 mila euro che gli dovevano perchè pare che risultino nullatenenti e quindi l´anno scorso Motta ha dovuto accettare di firmare un accordo per avere piccoli versamenti a rate nell´arco di oltre 5 anni».
Il desiderio del tifoso nerazzuro, padre di una bambina, però, ha proseguito l´avvocato, «era quello di avere quei 140 mila euro per provare ad andare all´estero, la considerva l´ultima "carta" possibile da ´giocarè per cercare di riavere in parte l´occhio perduto». Lasciando l´aula del processo di primo grado, dopo le condanne, l´uomo, con una benda all´occhio, aveva detto ai cronisti: «Quel pugno mi ha cambiato la vita e moralmente non sto bene».
I funerali si sono svolti oggi pomeriggio (sabato) alle 15 nella chiesa di San Donato Milanese.
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