RENZO ARBORE: "LA GUERRA? RICORDO LA FAME, A CINQUE ANNI. POI LA TV: HO FATTO PARLARE PER PRIMO LE DONNE. MELATO? CI CAPIVAMO IN SILENZIO"
18-01-2022 06:31 - News Generiche
- Quanto ti è pesata o ti pesa la pandemia?
«Moltissimo. Durante la prima pandemia ho riordinato molto della mia vita e di tutte le cose che ho in casa, raccolte in tanti anni. La Regione Puglia ha deciso di ospitare il mio modernariato e il materiale della mia attività in uno dei palazzi più importanti della mia città. Sarà Casa Arbore a Foggia, nel Palazzo della Dogana».
- E invece la seconda pandemia ti ha sdraiato?
«La seconda pandemia mi ha praticamente immobilizzato a casa senza musica, senza orchestra, senza musicisti e quindi sto lottando. Mi pesa molto. Faccio la televisione da casa mia, faccio un programmino con Gegè Telesforo che andrà in onda dopo Sanremo per Rai 5. Si chiama “Appresso alla musica”. E' la frase che diceva mio padre per rimproverarmi: “Invece di studiare tu vai appresso alla musica”».
- Cosa speri per te e per l'Italia di qui in avanti?
«Spero che questa furiosa combattività che c'è, questo clima di odio, questo linguaggio violento, comincino a dissolversi. Spero ci sia il ritorno al volersi bene, all'apprezzare l'arte, la vita e gli altri. Spero in una Italia meno tesa».
- Mariangela Melato, il tuo grande amore.
«Mariangela è il mio codice. Tuttora quando faccio delle cose o vedo in televisione cose che mi piacciono mi domando “Che ne avrebbe pensato Mariangela'”. E' un codice, perché Mariangela oltre ad essere la grande attrice che sappiamo, era una donna divertente, colta, intelligente. Dava, delle cose e delle persone, dei giudizi silenziosi, perché non invidiava né parlava male di nessuno. Però noi due ci capivamo, sapevamo, ci guardavamo e io sapevo se una cosa lei l'approvava o no. In questo senso Mariangela era il mio codice».
- Immaginiamo un momento di tristezza, in questi tempi cupi. Scegli un film che ti faccia ridere.
«Moltissimo. Durante la prima pandemia ho riordinato molto della mia vita e di tutte le cose che ho in casa, raccolte in tanti anni. La Regione Puglia ha deciso di ospitare il mio modernariato e il materiale della mia attività in uno dei palazzi più importanti della mia città. Sarà Casa Arbore a Foggia, nel Palazzo della Dogana».
- E invece la seconda pandemia ti ha sdraiato?
«La seconda pandemia mi ha praticamente immobilizzato a casa senza musica, senza orchestra, senza musicisti e quindi sto lottando. Mi pesa molto. Faccio la televisione da casa mia, faccio un programmino con Gegè Telesforo che andrà in onda dopo Sanremo per Rai 5. Si chiama “Appresso alla musica”. E' la frase che diceva mio padre per rimproverarmi: “Invece di studiare tu vai appresso alla musica”».
- Cosa speri per te e per l'Italia di qui in avanti?
«Spero che questa furiosa combattività che c'è, questo clima di odio, questo linguaggio violento, comincino a dissolversi. Spero ci sia il ritorno al volersi bene, all'apprezzare l'arte, la vita e gli altri. Spero in una Italia meno tesa».
- Mariangela Melato, il tuo grande amore.
«Mariangela è il mio codice. Tuttora quando faccio delle cose o vedo in televisione cose che mi piacciono mi domando “Che ne avrebbe pensato Mariangela'”. E' un codice, perché Mariangela oltre ad essere la grande attrice che sappiamo, era una donna divertente, colta, intelligente. Dava, delle cose e delle persone, dei giudizi silenziosi, perché non invidiava né parlava male di nessuno. Però noi due ci capivamo, sapevamo, ci guardavamo e io sapevo se una cosa lei l'approvava o no. In questo senso Mariangela era il mio codice».
- Immaginiamo un momento di tristezza, in questi tempi cupi. Scegli un film che ti faccia ridere.
«Un film che mi fa sempre ridere è “I ragazzi irresistibili” con Walter Matthau e George Burns. Uno dei capisaldi del cinema comico perché dentro c'è tutto il mondo del varietà di una volta. I due vecchi attori si amano ma allo stesso tempo sono rivali. Però l'analisi del comico oggi va rivista. Ne parlavamo con Roberto Benigni. Ciò che un tempo non consideravamo abbastanza, come Franco e Ciccio, oggi ci sembra bellissimo. Una coppia così ci vorranno cento anni perché rinasca, comici davvero popolari. Ma non solo loro, anche Ric e Gian. E' da rivedere il giudizio su alcuni dei protagonisti dello spettacolo degli anni passati. Oggi ce ne sono tanti altri. Lillo e Greg mi piacciono molto, fanno ridere senza fare facile satira. E poi Frassica, che continua la nostra tradizione. Cazzeggio puro, surreale e popolare».
Fonte: Walter Veltroni - Corriere della Sera
(nel testo l'ultima parte dell'intervista)
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