23 Dicembre 2024
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PARTIVAMO IL PRIMO LUGLIO

01-07-2022 06:00 - News Generiche
Il primo di luglio si partiva da San Romano, destinazione Viareggio, e poi col filobus Fiumetto, Bagno Franco e “casina”, in prossimità del mare, a poche decine di metri dal bagno.
Alla stazione nonna mi teneva stretto per mano: aveva paura, di lì a poco sarebbe passato il treno che non si fermava, quello che precedeva il nostro.
Mi teneva stretto e, con il suo corpo, mi faceva scudo.
“Stai buono, stai fermo, ora passa il treno che non ferma... dà la ventata…ti porta via”, queste erano le sue parole, piene di apprensione, ma al tempo stesso felici perché andavamo in vacanza e avrebbe riabbracciato sua sorella Iolanda, la mamma di franco, al quale era intitolato lo stabilimento balneare.
E poi sono convinto le facesse piacere che vedessi i treni, oltre a viaggiare insieme a lei.
Babbo portava due valigie, di cui una, ricordo, piuttosto bella. Le caricava con disinvoltura, portando gli occhiali da sole.
Ci faceva accomodare, assicurandosi che il viaggio procedesse nel migliore dei modi. Io al finestrino accanto a nonna Emira; lui davanti, di fianco a mamma. Attaccato al finestrino guardavo distratto il paesaggio che, veloce, sfilava sotto i miei occhi mentre nonna elencava le fermate: Pontedera, Cascina, Navacchio.
La stazione di Pisa ai miei occhi era particolarmente grande. Scendevamo e aspettavamo per un po' la coincidenza per Viareggio.
Era come vivere un'avventura.
Sentivo nanna Emira mormorare una frase che non ho più dimenticato: “E' bene andare a fiumetto, perché un mese di mare al bambino gli ci vuole, gli fa “bono”.
In quelle semplici parole c'era tutto l'amore di una nonna capace di affrontare il sacrificio di tenermi a bada, visto che babbo e mamma sarebbero venuti un po' saltuariamente. Però era bello partire tutti insieme. L'unico che rimaneva a casa era nonno Beppe, per niente preoccupato.
Sapeva, infatti, come trascorrere quel mese, nonostante il caldo.
Avrebbe riempito la sua solitudine senza alcun problema…"alla Beppone".

Brano tratto dal libro “L'eco delle stagioni” di Patrizia Bianconi

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