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NONNA MARIA

05-02-2022 06:45 - News Generiche
Una lunga treccia di capelli color castano scuro raccolta in una crocchia e fermata con le forcine è uno dei ricordi più belli che ho di nonna Maria. Si specchiava e con gesti decisi e precisi si acconciava così bene che non c’era bisogno di pettinarsi per tutto il giorno.
Sopra alla sottoveste di lana e una giacca, indossava un vestito, che sembrava una vestaglia, di cotone pesante per l’inverno e più leggero per l’estate, dove spiccavano piccoli fiorellini su un fondo scuro che poteva essere blu, grigio o verde, mai nero.
Le calze di lana color marrone la proteggevano dal freddo che temeva in modo particolare e, infine, le ciabatte dove i suoi piedi sempre sofferenti trovavano la giusta collocazione.
La ricordo indaffarata, curava i conigli, in parte venduti oppure cucinati. Nonna Maria era, infatti, una brava cuoca, specializzata nella cottura del coniglio sia fritto che in umido, cuoceva le rape, coltivate nel campo vicino a casa e poi fagioli, cavolo, pane abbrustolito, faceva la conserva e preparava il forno dove, poi, avrebbe cotto il pane.
Quando il lavoro nei campi iniziava presto, aveva il compito di portare la colazione che preparava con una cura unica.
Nei lunghi e freddi pomeriggi invernali lavorava ai ferri e riusciva a fare i calzini di lana per tutti, usando matasse bianche per la pianta e grigie per il resto, mentre noi, vicino, al fuoco, ammiravamo quei movimenti svelti e precisi.
Il suo cruccio più grande era la sua magrezza e avrebbe dato chissà che per quei famosi cinque chili in più. Ma non fu mai così, anche se si ostinava a dire che un tempo era più grassoccia.
Dai modi spicci, talvolta, sbrigativi, era solita riprendere nonno Natale quando secondo lei non concludeva e, quindi, si perdeva in “ciance”, generosa e disponibile per la famiglia che amava profondamente e difendeva con fare battagliero ed essenziale.
Come una carezza che si fissa e resta nel cammino di ognuno di noi e lo attraversa. Un respiro senza tempo.

Patrizia Bianconi

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