21 Dicembre 2024
curiosità

La maschera da spagnola

Alla fine di gennaio, quando il Carnevale già era nell'aria, mamma Maria comprò la stoffa per il costume da maschera di Sandra, al negozio Masoni in corso Mazzini.
Era raso rosso e pizzo nero, una meraviglia, perfetto per vestirsi da spagnola.
Ci fu un gran da fare, pomeriggi di misure, di prove, di spensieratezza e di allegria.
Zia Giovanna seduta alla macchina da cucire, metro e forbici da sarta, tagliava, infilava l'ago ora di filo rosso, ora di filo nero, correggeva, controllava e aggiustava.
Un punto dietro l'altro, qualcuno a macchina e tanti altri a mano, laddove era necessario un lavoro di precisione.
Ai preparativi si univa, anche, zia Lina e, fra una chiacchiera e l'altra, fioccavano consigli preziosi e abbellimenti di ogni genere.
Finalmente fu pronto. Lo indossò e si specchiò, le sembrò un sogno: era semplicemente strepitoso.
L'abito di raso rosso acceso aveva il corpino che poggiava sui fianchi, ornato da varie balze di pizzo nero che formavano una gonna particolarmente ricca e vaporosa, la parte di dietro era un po' più lunga di quella davanti, tanto da sembrare un piccolo strascico.
I capelli erano raccolti sulla nuca e fermati con un pettine, uno scialle anche quello nero, e per finire una rosa fra i capelli, fermata da un fermaglio. Il ventaglio era autentico, dono spagnolo che babbo aveva portato a mamma da un lontano viaggio a Madrid.
Il trucco perfettamente intonato all'abito dava il tocco finale.
Avrebbe indossato il suo costume le domeniche successive in occasione di una passeggiata nel centro del paese, fra damine, Zorro, indiani e coriandoli, stelle filanti e passi leggeri, la vanità si coniuga al femminile.
I gruppi mascherati con i carri, le sfilate e il sottofondo musicale, da far invidia a Viareggio, sarebbero venuti molto tempo dopo, quando ormai il vestito da spagnola aveva avuto il suo palcoscenico e trovato la giusta collocazione nel baule della nonna.

Patrizia Bianconi


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