COL FIATO SOSPESO PER LE CILIEGIE
14-06-2021 06:16 - News Generiche
Vicino alla casa dei miei nonni fra i campi di grano e di papaveri, c'era una fattoria disabitata con un orto piuttosto grande.
Nel bel mezzo facevano bella mostra due bellissimi ciliegi e un fico.
I proprietari venivano ogni tanto a controllare la casa, senza il minimo interesse per quelle piante che crescevano indisturbate e tutti gli anni regalavano frutti gustosi.
Frutti che, puntualmente, venivano presi d'assalto, nonostante il muro di recinzione e un cancello di ferro battuto chiuso con tanto di catena e lucchetto.
Finita la scuola era davvero ben poco il tempo che trascorrevamo in casa e fra una girata in bicicletta a destra e una sinistra, per quelle strade strette e polverose, tappa d'obbligo erano i ciliegi.
Ovviamente c'era da stare attenti che non ci fosse nessuno dei padroni per poi procedere indisturbati.
Portavamo un piccolo cesto di vimini, uno di noi allungava le braccia verso i rami, facendo attenzione a non romperli, uno controllava la strada e l'altro teneva il cesto, che in un batter d'occhio si riempiva di succose ciliegie.
Dopo la fatica arrivava il momento del riposo e, stanchi ma soddisfatti, ci sedevamo all'ombra di uno dei due ciliegi e iniziavamo a spartirci il bottino. C'era sempre un certo batticuore.
A volte, la brezza estiva smuoveva le fronde degli alberi e ci facevano un po' paura, sembravano infatti, dei passi, pronti a sorprenderci e a punire i nostri piccoli furti.
Con le mani appiccicose riprendevamo il cestino vuoto, guardavamo verso l'alto, ora le ciliegie rimaste erano nascoste fra i rami più alti.
Spiccavano palline rosse nel verde scuro di foglie nuove. La prossima volta sarebbe stato necessario arrampicarsi sull'albero, quelle vicine le avevamo già colte.
Ce ne stavamo così, nel tramonto infuocato, con il fiato sospeso e i sorrisi accennati, mentre i nostri sguardi di intesa erano un tacito accordo a ritornare per mangiarne ancora.
Patrizia Bianconi
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