1° OTTOBRE 1960, IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
01-10-2020 06:00 - News Generiche
Era il primo ottobre del 1960. Entravo in prima elementare: il primo giorno di scuola.
Le nostre nonne, usavano la frase fatta “Va a scuola al Comune”; ma non ho mai capito il vero significato, visto che la scuola non era comunale ma statale.
Venivo dalla triste esperienza dell'asilo De Amicis, con una suora manesca, di nome Gabriella che, per aver sbagliato una pagina “di tondi”, mi aveva rifilato un'incredibile manata, mandandomi a sbattere con la testa contro la lavagna. Nessuno in classe rifiatò. Troppo facile infierire su un bambino di 4 o 5 anni.Fosse successo oggi, l'avrebbero arrestata.
Portavamo tutti un grembiulino bianco, che ritenevo il colore degli indifesi.
In prima elementare mettemmo il grembiule nero, in cui mi sentii già più sicuro e mi accostai a quella nuova scuola, con maggior fiducia e curiosità.
L'incubo-asilo era finito, si voltava pagina.
Era l'anno scolastico 1960-61 (foto). Alla scuola, in via Carducci, mi accompagnò la mia mamma. Aveva 34 anni; io ancora 5: ne avrei compiuti 6 il giorno 4 dicembre.
Ero tra i più piccoli. Solo Valerio Cerri (alias Cerro) era nato dopo di me, poco prima di Natale, ma era già più “piazzato”.Lui veniva dalla campagna, da via Donica, quasi sconosciuta a noi "di paese".
C'erano anche bambini che abitavano dalla zona del Castellare: Oreste Menichetti (marito di Sabrina Guidi) e Carlo Bachi, come pure quelli che venivano da “di là d'Arno” (Giancarlo Fiaschi), da “lontane” case di campagna, percorrendo una strada tutta buche, quasi fino ad arrivare al ponte.
Io, con altri, facevo parte di “quelli di paese”, come fossimo stati i più fortunati, una sorta di eletti.
C'erano, fra questi: Riccardo Taddei (figlio del farmacista), Luigi Ciabattini che abitava in lungarno Tripoli, Pierangelo della Lalla, Aldo Bertoncini (il figliolo della guardia), Umberto Falorni (Giostra), Paoletto Spalletti (di Anselmo) e suo cugino Luca Boldrini, Gianluca Lami, Andrea Mancini, Franco Lapi ed il mio grande amico Giampiero Macchi al quale, una decina di anni dopo, affibbiai un singolare nomignolo: Fao.
Ci conoscevamo in pochi, ma legammo quasi subito tutti.La maestra era anch'essa “di paese”, una signora giovane e carina: Lara Pellegrini Lotti, moglie del maestro Pietro e mamma di Umberto.
Lui frequentava la terza elementare, col “Mazza”, il Barilà ed altri: era nato nel 1952.
C'era una grande curiosità; l'unico libro di testo si chiamava “Ore liete”, la cartella era in pelle ed il “quaderno del direttore” veniva custodito nell'armadietto. Bastava e avanzava, apprendevamo tutti alla svelta e bene. In seconda elementare, cambiò la maestra e, l'altrettanto brava Emilia Martini Ricci, ci avrebbe accompagnato fino in quinta.
Quando, nella primavera del 1965, prendemmo la licenza elementare, ne sapevamo già abbastanza.
Quel primo ottobre del 1960 mi è sempre rimasto nella mente: un ricordo indelebile per un bambino come tanti, di allora. Marco Lepri
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